Bollettino del cammino
Bollettino del Cammino di Dante
L’emergenza Alluvione della Romagna richiede alcuni adeguamenti nella logistica e nei pernottamenti. Sconsigliamo di partire per il Cammino almeno fino al 4 maggio. Dobbiamo avere il tempo di verificare le condizioni dei sentieri e delle possibili frane.
Tappa 6 :
Avvisiamo che per il mese di Agosto le suore dell’eremo di Gamogna non prenderanno più pellegrini fino a Settembre. Segnaliamo inoltre la presenza di Mucche libere In prossimità di Passo dell’Eremo. Superato L’eremo di Gamogna proseguendo lungo il sentiero si arriverà ad una radura e poi una strada. Superatala strada di giungerà ad un pascolo con gli animali in libertà. Fate attenzione. A poggio dell’inferno il sentiero è visibile ma con vegetazione e felci che rendono difficoltosa l’individuazione della segnaletica. Prestate attenzione.
Tappa 7
Segnaliamo 3 Frane sul sentiero CAI 409 tra San Benedetto in Alpe ed Eremo dei toschi ad altezza Prato Andreaccio Sulla tappa 7. Il sentiero è percorribile ma bisogna fare molta attenzione in prossimità delle frane e superarle con le dovute cautele. Sconsigliamo di affrontare il sentiero in caso di maltempo e con fondo fangoso. In alternativa Prendere la variante lungo la soft 22 per raggiungere l’eremo dei toschi e proseguire verso San Godenzo.
Contatti utili Cai:
Cai Forlì
Soccorso Alpino Cai Arezzo
OTTOBRE 2018, Attenzione chiude il Rifugio Forlì
Chiude il Rifugio Cai Città di Forlì, i gestori salutano: “Gestirlo è difficile. Ci trasferiamo sulle Prealpi venete”
A inizio ottobre ha chiuso il Rifugio Cai Città di Forlì. Lo annunciano con un post pubblicato su Facebook gli ormai ex gestori Cristina Stucchi e Marco Nofri. La struttura si trova ai 1452 metri sui Prati della Burraia, nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Attraverso un breve percorso di non più di 10 minuti, all’interno di una faggeta, o seguendo il sentiero che dal Passo della Callaporta direttamente alla Burraia, si raggiunge a piedi il rifugio, dodato di 19 camere per un totale di 50 posti letto, ristorante ed una sala conferenze. “Ci siamo trasferiti in un nuovo e bellissimo rifugio sulle Prealpi venete, ad un tiro di schioppo dal Trentino – viene evidenziato -. Il nuovo rifugio è piccolo, caldo e di facile gestione e soprattutto vicino ad una strada sempre pulita d’inverno”.
Ma perchè chiudere la struttura? “Il Forlì è di difficile gestione d’inverno – spiegano Marco e Cristina -. Quest’anno è stato durissimo con la neve (si ricordi la valanga che ha bloccato per settimane il tratto più alto del Passo, ndr) e si sa l’anagrafe è impietosa, ogni anno si diventa più vecchi, più stanchi e senza incentivi e riconoscimenti sostanziali diventa difficilissimo gestire una struttura disagiata come location”.
Gli ex gestori evidenziano di aver “cercato per sei anni di dare un servizio agli amanti della montagna anche a costo di sacrifici enormi, nel cuore di uno dei posti più belli dell’Appennino e nel contempo incompreso dalle istituzioni. Quante cose belle e non impattanti si potevano fare nel Parco, quanto si poteva fare per agevolare i sempre più rari imprenditori che decidono di viverci e lavorarci. Abbiamo resistito sei anni e questo ci ha dato la possibilità di stabilire rapporti belli e speciali con quasi tutti voi, di conoscerci e, di tanti possiamo dire: quello è un amico vero”. Il rifugio intanto attende un nuovo gestore. Ed è forte il rischio che resti chiuso a lungo.
In alternativa al rifugio Forlì c’è lo Chalet la Burraia poco più avanti.